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Gruppo di lettura III incontro, il diario di Carlo

testataIIIIl gruppo di lettura della libreria Controvento mi sta regalando molto più di quanto postessi immaginare, parliamo di libri, certo, ci raccontiamo le nostre letture, e questo è ovvio, ma quello che davvero ogni volta mi colpisce è la disponibilità di tutti al racconto, diventiamo narratori.
Maria al secondo incontro raccontò a voce bassa, emozionandosi, ed emozionandoci, che le mancava la sua città, Napoli, le mancava il “coro”… e da quel suo racconto poi siamo arrivati a scegliere il libro “Il Mare non bagna Napoli” proposto da Salka.
Quando parliamo dei libri, ci raccontiamo i pensieri, poi le storie fioriscono e nelle parole di ognuno.
Ecco perchè ho proposto di tenere un diario degli incontri, per non perderli tutti questi racconti. Palmira sta scrivendo il diario del secondo incontro in cui abbiamo parlato di Nemico Amico Amante di Alice Munro,  Carlo invece ha già scritto il diario del terzo: Il mare non bagna Napoli.
Buona lettura!

Diario di un gruppo di lettura a Telese Terme
di Carlo

Secondo incontro, anzi no, è il terzo, se contiamo anche il primo, introduttivo.

Siamo pochi stasera. Iniziamo un po’più tardi rispetto al solito. Il cane non l’ho portato, ecane.hellen dei pochi convenuti nessuno ha portato qualcosa da mangiare o da bere. Abbiamo fatto tutti la stessa pensata, che siccome l’altra volta tutti hanno portato qualcosa e avanzò un macello di roba allora nessuno ha portato niente contando sul fatto che lo avrebbe fatto qualcun altro. Meglio cosi’, la mia disciplina alimentare ultimamente vacilla parecchio. Anche se la mia piccola, Martina, ci rimane male, aveva messo il pensiero sui tarallini. La mia grande, Sara, invece si è fiondata con la capa nei libri e non sente nulla e nessuno.

In sottofondo Beatles, sembra che Filomena non senta altro.
(nota della libraja: vero…quando non so cosa ascoltare ascolto solo i Beatles. Sto cercando della musica nuova ma non la sto trovando. Potreste farmi una playlist!)

Si inizia con alcune comunicazioni di servizio, tra le quali Filomena ci espone il suo intento di defilarsi progressivamente e poi scomparire, perché non vuole essere lei quella che ci ospita, ma dobbiamo essere noi a sentire la libreria come uno spazio nostro da fruire a prescindere dalla sua presenza. Ho detto bene Filomè? Ma non te la cavi mica così. Non sei mica solo la proprietaria della libreria, sei un’anfitriona, una simposiarca. E infatti gliela faccio la battuta, dico ma poi ti possiamo invitare qualche volta al gruppo di lettura? Non ride quasi nessuno, sono strani questi ragazzi.

Comunque, apriamo i lavori, il libro ci pare subito che è piaciuto a tutti, Palma timidamente accenna che sarebbe bello continuare il filone su Napoli, e io a denti stretti (ma a voce bassa), noooooo, lei mi sente e ci rimane un po’ male, ma sorride sempre Palma, e quindi via col libro: secondo lei è duro, emozionante, e intriga soprattutto la similitudine frequente con cose naturali. Questa cosa me l’ero persa leggendo e quindi chiedo chiarimenti, lei me li da ma nel frattempo mi scordo di scrivere l’esempio che mi ha fatto che pure mi piaceva, Palma quando leggi ce lo aggiungi per favore? O quello o un altro.

Poi riprende Giulia, che dice interessante soprattutto il periodo storico, ovvero primo dopoguerra fino agli anni 60, un periodo pieno di ideali poi sfumati e di intellettuali poi svaniti.

Franco non ha letto il libro e si scusa ma coraggiosamente partecipa e vorrebbe fare un parallelo con fine settecento (repubblica partenopea forse?) ma nessuno raccoglie siamo troppo presi dal libro.

Giulia prosegue, non è un libro solo su Napoli, cita una frase di Rea dal libro “mangiare molto fa venire sonno” è quello che è accaduto a noi. Io la gente come giulia la detesto invidiosamente, con poche parole esprimono un concetto in maniera limpida e inoppugnabile, perché a me servono sempre dieci minuti di chiacchiere?

Maria Antonietta viene fuori dal suo guscio e riprende da dove Giulia ha terminato: tristemente attuale. Parla della resa di un popolo, della mancanza di voglia di riscatto, parla di ignoranza e rassegnazione.

Sono d’accordo è un libro molto politico, intervengo e parlo della prefazione, in cui lei tiene a sottolineare che dopo questo libro ha dovuto lasciare Napoli per non TORNARCI PIU’. Mentre la leggevo a me è venuto in mente che quelli erano gli anni della napoli da cartolina, di totò, e poi dopo di De Crescenzo

Filomena giustamente cita anche De Filippo e si chiede come mai a lui non sia capitata la stessa sorte, ma lui, replico, non ha come oggetto la miseria, ma l’uomo, la miseria è un contorno e solo a volte.

Ecco interviene Gaetano, quest’uomo mi intimidisce, e sempre serissimo e soprattutto attentissimo, non gli sfugge nulla, allora quando parli ti senti investito da una responsabilità se ti scappa una sciocchezza ma la dici velocemente magari nessuno ci fa caso, ma lui stai sicuro che la noterà.

Allora secondo Gaetano la prefazione va tolta dal libro perché non gli rende onore in quanto lei quasi si scusa dicendo che in quel periodo era depressa.

Magari replico, le manca Napoli e basta, anche a me manca tantissimo, anche se sono fuggito quasi, non ne potevo più di vivere in quel modo, e mentre lo dico rifletto che è la mia prima esperienza di amore/odio. Sarà grave a 38 anni? Ma siccome a me servono mooolte parole per esprimere un concetto allora mi dilungo faccio esempi, e concludo è un libro molto netto, racconta solo una faccia della realtà ma non è la realtà. Forse è l’unico difetto del libro dico.

Filomena aggiunge la prefazione va conservata perché testimonia del fatto che la vita dell’autrice è cambiata a causa di questo libro.

Giulia riprende la parola, lei vede molto la guerra e i postumi, ma io ribatto che è presente solo nel racconto dei Granili, che è quello più impressionante certo, quindi dicevo la guerra, le devastazioni, le sue cattive eredità, Palma legge un passo dal racconto dei Granili, pag 75; tutti hanno avuto inizialmente l’impressione che parlasse dell’albergo dei poveri, che è un edificio oscenamente immenso e fatiscente, ma Filomena ci dice che in realtà i Granili sono stati abbattuti verso la metà degli anni sessanta.

Franco riprendendo l’intervento di Palma afferma che quello che c’è scritto si può estrapolare ed estendere a tutta Napoli anche e purtroppo a quella odierna, e non solo a Napoli, ma all’Italia come a noi è dato di vederla. Giulia cita l’episodio della ragazza che si è buttata dal balcone e quello che la porta a prendere un caffè e si ricorda che pochi anni fa ammazzarono uno a forcella e una telecamera riprese non solo le immagini dell’omicidio a sangue freddo ma si vedevano chiaramente delle persone, o meglio delle gambe che scavalcavano il corpo ancora caldo che giaceva in un lago di sangue sulla soglia della tabaccheria. La televisione ovviamente ci andò a nozze per giorni non fecero altro che dire guardate i napoletani di cosa sono capaci! Era fine 2010-inizio 2011, ricordo che si parlava di primavera araba, cioè erano gli anni tosti della lega nelle stanze del potere. Solo un anno dopo Striscia mostrò che quelli che scavalcavano il corpo per entrare nella tabaccheria non erano fumatori in crisi di astinenza ma agenti di polizia scientifica.

Ma ecco che è da un po’ la discussione si è accesa, a partire dall’intervento di Franco tutti ci sentiamo chiamati in causa, napoletani e non, è vero questo libro scritto 40 anni fa parla anche di noi, parla anche di Telese, di Roma, di Milano, e del nostro tempo. E a tutti noi monta la rabbia, ci diciamo che è vero, ci diamo ragione. Anche Maria Antonietta fa capolino, poi Gaetano rimette ordine leggendo un passo da pag 64, “oro a Forcella”.

Nel frattempo mi distraggo, penso, ma vuoi vedere che stiamo già diventando qualcosa in più di un gruppo di lettura? Del resto era inevitabile, già alzare il culo dal divano e staccarsi dalla televisione oggi è talmente fuori dell’ordinario da essere un gesto politico. Figuriamoci incontrarci con gente di cui non sappiamo nulla, e darci del tu e rispettarci solo perché abbiamo un comune amore per i libri.

Credo veramente che esista un potere oscuro, un leviatano immenso e nascosto, fatto di uomini cattivi, intelligenti e avidi che ci vuole diversi da cosi, che lavora tutti i giorni nell’ombra per renderci schiavi di automobili potenti e reality show, che a voce bassa, in salotti splendidamente arredati e con modi eleganti e raffinati decide che dobbiamo essere passivi, soli, meschini, e aridi. Molto in alto è stato deciso che l’economia di questo paese dovesse essere fatta di cemento e non di turismo, che le scuole fossero lasciate cadere a pezzi, che ci fosse un pusher ad ogni angolo di strada, che i libri diventassero un bene di consumo, da mettere in un “paniere”, o in un sondaggio. Che i lettori diventassero consumatori, che i cittadini diventassero elettori, che gli uomini diventassero servi…

E noi stasera stiamo facendo l’esatto opposto. Stiamo mandando all’aria con poco (ma è poco davvero?) un piano articolato lungo i decenni.

Ma ecco la smetto di distrarmi ho preso l’impegno di scrivere questo diario, e allora Gaetano sta dicendo ecco la frase che salverò da tutto il libro: “esiste nelle profonde terre del sud un ministero nascosto che protegge la natura dalla ragione”.

No, non ci sto, non sono d’accordo, e lo dico, ragazzi prima di condannare un intero popolo senza appello, prima di fare propria una frase del genere lasciando da parte tutto il resto studiamoci la storia di questa terra. Si, d’accordo, siamo cosi e coli, ma ci siamo diventati, non è che ci è piaciuto. Ci hanno messo in disparte, ci hanno stracciato, venduto e comprato per secoli. E siamo stati anche sfortunati: quando Atene era il centro del mondo noi eravamo grandi ma più piccoli di lei, e quindi periferia, colonia.

Quando Roma era il centro del mondo lo stesso. Con Bisanzio lo stesso e la lista è interminabile, va avanti per secoli, l’unico che ha provato a cambiare è stato Federico II. Fino ad oggi, fino al risorgimento, (che noi abbiamo iniziato, anche quello ci hanno rubato Garibaldi e Cavour), fino alla resistenza, quando Napoli insorge e Roma no, non ce lo dimentichiamo, bastava che la linea gotica fosse a sud di Salerno, sarebbe stata un’occasione. Insomma sono lanciatissimo, e arrabbiato, ma non con i miei compagni del gruppo di lettura, sono arrabbiato e basta, sono arrabbiato per qualcosa e non con qualcuno. Che io mi ricordi sono sempre stato arrabbiato per qualcosa, i libri fanno anche questo, ti fanno arrabbiare e disilludere, poi ti ridanno speranza e ricominci da capo. Ora sono arrabbiato per essere dovuto andare via dalla mia città e per sentirmi emigrante a 40 chilometri da Napoli, sono arrabbiato ogni volta che giro per le strade della Campania e vedo oliveti abbandonati, cumuli di immondizia, capannoni, musei della civiltà contadina, e sempre più strade e macchine e sulle strade sempre più buche e nella vita sempre più cose, cose, cose, e le persone sempre più sole, e gli altri annuiscono, mi danno ragione, la discussione lievita, va più in alto. Oro a forcella, la figura della guardia che sa dell’imbroglio e dice ad alta voce io non dico nulla, e oggi è lo stesso, rapido excursus sui vigili urbani a Telese, una vergogna, tutti d’accordo, lo status e il piccolo potere di chi non fa il proprio dovere certo dell’impunità. E non c’è nulla da fare, dico, una situazione del genere si risolve solo con un bagno di sangue, azzerare tutto. Altrimenti sopportare, resistere, e ogni giorno arrendersi un po’ di più. Un milanese è migliore di me perché nella sua storia recente c’ha il risorgimento e la resistenza e noi no. Ecco ho parlato troppo finalmente sto zitto, mi prende come al solito la paura di aver varcato il confine non tanto labile tra il carisma e l’egocentrismo. Però forse no, tutti mi chiedono se le ho scritte queste cose e io li rassicuro più di una volta, c’ho tutto in testa, sui miei appunti solo una parola: STORIA!. Stampatello e col punto esclamativo.

La discussione è finita, si è fatto tardi le mie bimbe cascano dal sonno, anzi la mia piccola si è già addormentata. Passiamo alle proposte. Data la gran quantità di assenti Filomena propone di non condannarli in contumacia, ma di mettere le proposte in rete assieme a questo diario, e poi votere. Tutti d’accordo.

Una ridda di proposte, che scremate sono:

Giulia Jack London: Martin Eden. Bello, piuttosto incazzato, lo rileggo volentieri. Viene considerato il capolavoro autobiografico di quest’autore che fino a 5 anni fa conoscevo solo per “Zanna bianca” e “Il richiamo della foresta”.

 Gaetano Mafuz: “Vicolo del mortaio”. Quest’autore è l’unico premio nobel arabo, e il libro parla del Cairo, o ambientato al Cairo, non ho capito. Sarebbe bello dice Gaetano fare un paragone con quello che abbiamo appena letto.

Mi intriga, ma io propongo,
Carlo Wu Ming: “54”. Romanzo incasinato bello, storico e arrabiato e ironico. Anzi faccio il proponimento pubblico da oggi in poi di proporre solo libri storici.

Maria Antonietta Kapuscinsky: “Ebano”. Bellissimo, è una raccolta di reportage sull’africa dal dopoguerra ai giorni nostri, c’è la decolonizzazione e il Ruanda, la Namibia e l’Etiopia. L’avrò letto 4 volte ma lo rileggo volentieri.

Filomena Fruttero e Lucentini: “La donna della domenica”. Si tratta di un giallo, lei ha bisogno di leggere qualcosa di leggero, ma non futile.

Alessandro anche se assente via sms propone “Norwegian wood” di Murakami.

Salka propone via chat di facebook: Irène Némirovsky Jezabel

Maria propone Storia del piede e altre fantasie di J.M.G. Le Clézio

Proposta di Marcos y Marcos, uno degli editori residenti della libreria Controvento: Federico ci racconta brevemente la storia della casa editrice e propone dei titoli per il nostro gruppo:
La schiuma dei Giorni di Boris Vian
Second Hand di Michael Zadoorian

E questo è quanto ragazzi. Votate!
La scelta è tra quelli che ho riportato io qui a cui vanno aggiunti quelli che saranno proposti dagli editori indipendenti in questo video.

Non è stato facile scrivere questo diario, è la prima volta in vita mia che scrivo un diario, e farlo sapendo che tutti lo leggeranno complica le cose. Non volevo che fosse una cronaca semplice e spoglia, ma rileggendolo mi rendo conto che è straordinariamente egocentrico e personalistico. Siate indulgenti non lo sono forse tutti i diari?

Ciao a tutti.
(grazie mille Carlo!)

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