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Recensione “Il viaggio di Caden”

 

Eleonora Fonzo, del gruppo di lettura ragazzi ha letto e recensito:
Il viaggio di Caden di Neal Shusterman, pubblicato in Italia dalla casa editrice Il Castoro, tradotto da Mara Pace.

Caden Bosch, il protagonista, ha quindici anni ed è sempre stato un ragazzo sereno ed estroverso, uno studente brillante e pieno di talento che nel tempo libero progettava videogiochi con gli amici. Poi, ad un certo punto, qualcosa nel suo cervello si incrina e Caden comincia a confondere la realtà con l’immaginazione. Sa che i suoi genitori sono due impostori e non chi dicono di essere, sa che a scuola c’è un ragazzo che non lo conosce ma che vuole ucciderlo… Lui lo sa, lo sente. Continua a vivere accanto alla sua famiglia, ai suoi amici, ma è come se le loro esistenze si sfiorassero senza toccarsi: “Ultimamente è come se intorno a me ci fosse una bolla che mi isola dal mondo”. E, sempre più spesso, si ritrova su una nave pirata che fa rotta verso la Fossa delle Marianne, in un viaggio fatto di pericoli e mostri marini, che non è altro se non la metafora della psicosi di cui soffre.

Il viaggio che Caden compie è tutto nella sua testa, è una lotta continua fra la schizofrenia che cerca di prendere il sopravvento e la ragione che si affanna per restare a galla. È un viaggio, questo romanzo, fatto di immagini, squarci e lampi di luce fra i quali, come Caden, facciamo fatica a trovare un filo rosso per orientarci. Il tutto fino a raggiungere, al centro della Fossa delle Marianne, il Challenger Deep, in cui Caden dovrà immergersi per raggiungere il punto più profondo dell’oceano e della sua malattia. Punto dal quale potrà poi perdersi del tutto o iniziare la risalita.

È un romanzo pieno di significati simbolici che invitano il lettore a cercare le chiavi di lettura nascoste “sottocoperta” per ricomporre il quadro generale un tassello alla volta, come un puzzle. È interessante l’uso di immagini e metafore marinaresche, che ben si adattano all’intenzione narrativa dell’autore. La malattia mentale è raccontata terribilmente bene e, soprattutto in alcuni passi, è particolarmente efficace.

Pensavo che non sarebbe stato facile leggere un libro sulla malattia mentale, ma “Il viaggio di Caden”è molto di più ed è innanzitutto un grande gesto d’amore. L’autore, infatti, si è ispirato a suo figlio Brendan che durante l’adolescenza ha sofferto di schizofrenia e che durante la malattia ha disegnato le immagini che arricchiscono il libro. È un viaggio spaventoso, ma allo stesso tempo incredibilmente delicato; una storia raccontata con amore, ironia e con quella consapevolezza di Caden e di chi, come lui, attraverso la malattia può talvolta vedere il mondo molto più in profondità.

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